Difronte alla grande sfida del cambiamento climatico occorre una transizione capace di riconnettere il sistema economico, sociale e insediativo con la natura. Ma occorre che questa transizione ecologica sia a sua volta sostenuta da una transizione culturale. Bisogna investire non solo sulla città come urbs, ma anche sulla città come civitas per migliorane la resilienza. I processi di reciprocità e di mutualità che si verificano in natura possono essere interpretati come ispiratori di sinergie sul piano spaziale, territoriale, economico e sociale. Essi promuovono l’uomo relazionale disponibile alla cooperazione/collaborazione che è generatrice di relazioni interpersonali e di nuovi legami anche con il sistema natura.

Le politiche di riuso/recupero circolare del patrimonio naturale e culturale, attraverso la promozione e adozione di specifici “Patti di collaborazione per la gestione condivisa dei beni comuni”, promuovono i beni comuni come punto di ingresso per la rigenerazione di una cultura civica in cui i processi di co-valutazione diventano momenti centrali nell’apprendimento. La cura dei beni comuni è un efficace punto di ingresso per rigenerare valori correlati all’interesse generale e per promuovere una coscienza civile. Per superare l’iper-individualismo, grazie a una visione sistemica della realtà, attenta alle interdipendenze, per coltivare il pensiero critico e per migliorare la capacità di discernere il bene comune, diventando capaci di integrare l’utile con il giusto.