I nuovi sistemi di supercalcolo sono la chiave per prepararsi agli eventi estremi. Fondamentale il ruolo del giornalismo scientifico, che deve informare senza scoraggiare. Il dibattito al convegno su meteo, clima e scienza.
“Dobbiamo uscire dallo short-termism e lanciare lo sguardo verso il 2030 e anche oltre”. Queste le parole di Giulio Lo Iacono, segretario generale dell’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS), in occasione dell’evento ASviS “Meteo, clima, scienza, comunicazione e protezione civile: simulare il futuro per lo sviluppo sostenibile”, organizzato da ilgiornaledellaprotezionecivile.it in collaborazione con il Dipartimento della Protezione Civile. Il convegno si è svolto il 12 maggio nell’ambito di SustainaBol e del Festival dello Sviluppo Sostenibile 2023, con il patrocinio del comune di Bologna e il sostegno dei tutor della tappa bolognese del Festival, Bcc Emilbanca, Fondazione Del Monte e Gruppo Hera.
Il segretario generale si è concentrato sul messaggio chiave del Festival, “il futuro”, essenziale anche in un’ottica di previsione e adattamento ai cambiamenti climatici: “Il nostro Paese è molto centrato sul passato”, ha commentato Lo Iacono, mentre i dibattiti sulle tematiche al 2030, al 2050 e oltre scarseggiano. Il segretario dell’Alleanza ha quindi ricordato la proposta dell’ASviS di creare un istituto di studi sul futuro, proposta già contenuta nel decalogo presentato alle forze politiche in occasione delle elezioni del 2022.
“Siamo ancora di fronte a tanti atteggiamenti prescientifici”, ha commentato a seguire Luca Calzolari, direttore del Giornale della protezione civile e moderatore del convegno. Le alternative, ha proseguito Calzolari, non esistono: “Il sentiero è giusto e obbligato, ma richiede a ciascuno di noi di farsi carico della propria parte”. Oppure, ha concluso il direttore citando il libro di conversazioni tra il poeta Andrea Zanzotto e il giornalista Marzio Breda, “precipiteremo in un ‘progresso scorsoio’”.
Carlo Cacciamani, direttore dell’Agenzia ItaliaMeteo, ha sottolineato nel suo intervento l’importanza della scienza per la comprensione delle condizioni meteorologiche e la previsione degli eventi estremi. Questa scienza, però, “non ce la dobbiamo tenere per noi, ma la dobbiamo comunicare”. Il direttore di ItaliaMeteo è entrato poi nel dettaglio, facendo una panoramica delle variazioni di temperatura in Italia nel ‘900, e commentando come, a partire dagli anni ’80, la temperatura sia “decollata”. Ha portato poi alcuni esempi contemporanei della “schizofrenia di questo nuovo clima”, che oscilla da una condizione al suo contrario, e dei cambiamenti climatici che “esasperano le condizioni di rischio”. Per Cacciamani, se si vogliono diminuire i danni “bisogna sapere di più”, individuando sinergie con i sistemi di supercalcolo.
E proprio di sistemi di supercalcolo ha parlato Gian Franco Marras, responsabile dei servizi meteo nazionali Cineca. Cineca, ha spiegato Marras, è un consorzio interuniversitario senza scopo di lucro formato da 116 enti pubblici, tra cui ministeri, università e istituzioni pubbliche nazionali. È a oggi il maggiore centro di calcolo in tutta Italia e uno dei più importanti a livello mondiale, e offre supporto alle attività della comunità scientifica tramite il supercalcolo e le sue applicazioni. “Eruzioni, inondazioni e altri eventi estremi sono una costante minaccia”, ha spiegato Marras, “e grazie a Cineca gli scienziati possono simularne gli effetti”. Il progetto Highlander, ad esempio, si occupa di garantire una gestione più intelligente delle terre, degli usi del territorio, delle attività e risorse umane, riducendo al contempo i rischi e sfruttando le opportunità poste dal cambiamento climatico e dalla sua variabilità. “Grazie a tutto questo può nascere un servizio, ma si possono anche salvare delle vite umane”, ha concluso Marras.
A seguire è intervenuta Elisabetta Tola, giornalista scientifica, conduttrice di Radio3Scienza e caporedattrice de Il Bo live, che ha parlato dei diversi tipi di giornalismo che riguardano le materie scientifiche. Ce n’è uno prettamente divulgativo (o explainer) che si pone il compito di spiegare in termini comprensibili dati e fenomeni complessi, semplificando senza “oversemplificare”. C’è poi un altro tipo di giornalismo, ha detto Tola, più politico e radicato nel suo legame con la società, che “tiene la scienza in una dimensione di conoscenza”. Questo genere di giornalismo, promosso da Tola nella redazione del Bo Live, individua collegamenti tra gli eventi climatici e lo sviluppo della società, formando quel “terreno comune” necessario a entrare in contatto con le persone. “Noi possiamo parlare di tutto dentro la questione della crisi climatica”, ha detto Tola.
La sfida è dunque “provare a creare delle connessioni, usare i dati per lavorare sugli immaginari”. Inoltre, ha ricordato la giornalista, è importante che l’informazione non risulti mai annichilente verso il suo pubblico, perché “quando l’informazione è disperata è difficile che le persone si attivino”, sentendosi sopraffatte. “Devi trovare una chiave di attivazione positiva, e questa è una grande sfida”.
A chiudere gli interventi Fabrizio Curcio, Capo del Dipartimento della Protezione civile, che è tornato a parlare di futuro sostenibile e di come questo sia profondamente legato alle emergenze e all’immediatezza del presente. “Quello del futuro è un traguardo, ma noi siamo distratti da quello che accade oggi”, ha detto Curcio. Il fatto, però, è che “le scelte del ‘futuro presente’ sono quelle che ci porteranno al ‘futuro futuro’”. Curcio ha quindi sottolineato che il ruolo della Protezione civile non è solo quello di intervenire durante le emergenze, ma anche e soprattutto quello di attivare un ciclo di condizioni territoriali positive, ciclo che è anzi “una spirale” capace di migliorarsi continuamente.
“Speriamo che il ‘futuro futuro’ possa essere davvero sostenibile”, ha concluso il moderatore Calzolari. “Questa sfida o la vinciamo insieme o la perdiamo insieme”.
di Flavio Natale