All’evento di Napoli il governo invita al realismo, i governatori chiedono più coinvolgimento. Le azioni dei sindaci per città sostenibili e le proposte delle imprese. Giovannini: bene unificare Piano per la ripresa e fondi europei.
Coinvolgere le regioni e le città nella governance del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) e degli altri strumenti finanziari, non solo per una questione di equità, ma per raggiungere gli obiettivi del Paese in linea con un modello più sostenibile. È uno dei punti emersi dall’evento di apertura della settima edizione del Festival dello Sviluppo Sostenibile, a cui ha partecipato anche il ministro per gli Affari Europei, il Sud, le politiche di coesione e il Pnrr Raffaele Fitto. L’incontro, dal titolo “Lo Stato e le Regioni per lo sviluppo sostenibile e il superamento delle disuguaglianze: dal Pnrr ai fondi europei per la coesione”, si è articolato in due sessioni (8 e 9 maggio).
A dare il via ai lavori, nel complesso universitario del Chiostro dei santi Marcellino e Festo e in diretta streaming, il presidente dell’ASviS Pierluigi Stefanini: “Aprimmo a Napoli la prima edizione del Festival e ci sembrava giusto cominciare da qui il percorso che ci accompagnerà in questi 17 giorni fino al 24 maggio, chiudendo a Roma nella sede del Parlamento”. In Campania, nel cartellone del Festival, ci sono circa 50 iniziative promosse dalla società civile, e oltre mille in tutta Italia. “Sta crescendo la sensibilità da diverse parti: dalle università alle scuole, alle aziende e ai luoghi della cultura”, ha commentato Stefanini, parlando poi del ruolo dell’Agenda 2030. Sul Pnrr: “Un punto chiave è quello di alimentare con determinazione, anche con apertura culturale, il coinvolgimento pieno della società civile e delle istituzioni decentrate: questa è una condizione essenziale per non disperdere un’occasione storica. Ma serve che cambi l’approccio culturale”.
Matteo Lorito, rettore dell'Università degli Studi di Napoli Federico II, ha sottolineato che la sostenibilità può essere raggiunta solo con un impegno condiviso, facendo sì che “tutte le ragazze e i ragazzi che passano attraverso un percorso universitario e non, perché ci sono tanti percorsi tecnici importanti, abbiano chiaro in mente cosa vuol dire sostenibilità ambientale, economica e sociale. Il Pnrr ci dà una grande spinta, il Sud ha ricevuto risorse importanti e credo che riusciremo a fare un buon lavoro. Ma dobbiamo coinvolgere i giovani, mantenendo un principio comune di attenzione al futuro”.
Sulla riforma del Pnrr è intervenuto anche Enrico Giovannini, direttore scientifico dell’ASviS, che ha commentato: “Noi crediamo che il fatto di aver unificato la programmazione del Piano e dei fondi europei e nazionali 2021-2027 sia la scelta giusta, a condizione però che questi strumenti siano usati in modo sinergico e non diventino sostituitivi l’uno dell’altro”. “Il mondo, l’Europa e l’Italia”, ha aggiunto nel suo intervento, “non sono su un sentiero di sviluppo sostenibile. Abbiamo due alternative: abbandonare l'Agenda 2030 oppure aumentare i nostri sforzi. Ripartire da Napoli proprio sui temi delle disuguaglianze è una scelta chiara per discutere come cambiare tutto ciò, non solo con il Pnrr ma anche con gli investimenti di Repower Eu e i fondi di coesione europei. L’Agenda 2030 deve essere al centro delle politiche nazionali e territoriali. Chiediamo al governo di approvare la Strategia nazionale di sviluppo sostenibile e il Piano di adattamento ai cambiamenti climatici. Ma il governo dovrà anche produrre entro giugno il Piano integrato energia e clima. Poi occorre strutturare le strategie regionali di sviluppo sostenibile, come ASviS abbiamo lavorato con diverse regioni (Lombardia, Emilia-Romagna) dimostrando che si può fare. Infine, le politiche urbane: investire di più sulle città vuol dire far partire finalmente il Comitato interministeriale per le politiche urbane e poi estendere a tutti i ministeri le esperienze che abbiamo fatto all'ex Mims, dove tutte le politiche relative alle dimensioni urbane sono state messe a sistema. Possiamo anche rigenerare un quartiere, ma la rigenerazione è un fatto di comunità”.
Il sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi, ha detto che è tempo di mettere in campo “un'agenda urbana che coniughi i temi della transizione ambientale e digitale, che migliori la qualità di vita delle persone. Il Mezzogiorno d'Italia può essere un grandissimo laboratorio dove adottare queste strategie. Le risorse destinate al Mezzogiorno devono restare qui, e saranno spese bene”.
“Il governo ha una visione ben precisa: quando il presidente del Consiglio ha messo insieme le deleghe del Pnrr e delle politiche di coesione ha dato un'indicazione chiara sulla necessità che ci sia nel rapporto con l'Europa una visione comune dell'utilizzo delle risorse europee”. Queste le parole del ministro Fitto, collegato all’evento da remoto. “Il realismo”, ha spiegato, “ci deve portare in questa direzione: appena ci siamo insediati abbiamo avviato un monitoraggio sull'utilizzo delle risorse della programmazione 2014-2020. A fronte di 126 miliardi complessivi (fra risorse europee e nazionali, ndr), dopo nove anni la spesa è stata circa del 34%”, aggiungendo che bisogna “evitare che si ripetano dei rischi di incapacità di spesa”. Si inquadra in questa direzione, ha detto Fitto, la creazione della cabina di regia a Palazzo Chigi, che “modifica un aspetto precedente, ossia quello del coinvolgimento delle parti sociali. La scelta del governo è stata quella di trasferire questo livello di confronto direttamente all'interno della cabina di regia. Entro il 31 agosto abbiamo la possibilità di rimodulare il Pnrr, possiamo fare un ragionamento coordinato e individuare i correttivi”.
Marco Valerio Lo Prete, giornalista del Tg1 che ha moderato l’evento, ha aperto poi il panel che ha messo attorno al tavolo quattro governatori. Da Roberto Occhiuto, presidente della Regione Calabria, una mano tesa al governo, che “bene ha fatto a concentrare in un unico ministero tutti gli strumenti di programmazione e di spesa. Il fatto che ci siano problemi strutturali nella spesa è ineludibile”. Sui fondi del Pnrr ma anche quelli del Por, il Programma operativo 2021-2027 della regione, Occhiuto ha spiegato che “devono servire per costruire contesti di sviluppo locale, che nella mia regione sono fortemente ancorati all'ambiente, visto che abbiamo un territorio con 800 km di costa”.
Al ministro Fitto che invoca “realismo”, ha risposto secco il governatore della Regione Campania, Vincenzo De Luca, intimando lo sblocco dei soldi destinati al Sud: “Non condivido nulla di quello che ha detto Fitto, tranne il fatto che non si riusciranno a realizzare tutti gli interventi programmati entro il 2026. Abbiamo deciso di trovare un coordinamento tra fondi Pnrr e di coesione, e qual è il luogo istituzionale per farlo se non le Regioni? A Fitto direi ‘dacci i soldi che sono del Sud e ce la vediamo noi’. Chi non riesce a spendere le risorse sono proprio i governi nazionali, non le regioni. Stanno facendo una rapina bloccando i soldi destinati al Mezzogiorno perché pensano di spalmarli sul territorio nazionale”, l’attacco di De Luca, che nel suo intervento a tutto campo ha parlato anche della guerra in Ucraina puntando il dito “contro chi ha allargato la Nato ai confini della Russia”.
Il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, pur con toni più concilianti, ha condiviso la richiesta di De Luca di un maggiore coinvolgimento delle regioni: “Avremmo bisogno di convocare immediatamente una riunione con tutti i presidenti delle regioni, per dare una mano sulla spesa, per chiedere a noi come potremmo pensare di programmare i vari filoni. La Puglia è la prima regione italiana per capacità di spesa dei fondi europei e la seconda o la terza in Europa. Ma va detto che tutte le regioni del Mezzogiorno hanno avuto la capacità e l’abilità di spendere i fondi europei nei tempi predisposti”.
D’accordo anche il governatore della Regione Puglia, Giovanni Toti: “Il Pnrr è la più grande opportunità dalla fine della Seconda guerra mondiale. Mi aggiungo alle richieste dei miei colleghi governatori perché il governo coinvolga maggiormente le regioni nella programmazione”. Per realizzare gli obiettivi di spesa, ha aggiunto, bisogna seguire la via della semplificazione, sbloccando una “lunga sequenza di pratiche amministrative per autorizzare i cantieri”.
Il terreno di confronto si è poi spostato sulla sostenibilità d’impresa, con il panel “Investire per uno sviluppo sostenibile: dove e come?” aperto da Oscar Cicchetti, presidente di Inwit: “Le infrastrutture di telecomunicazioni generano ricchezza, ma sono anche cruciali per la decarbonizzazione. Al centro della nostra strategia per perseguire il successo sostenibile c’è il concetto di “Tower as a service”, in linea con uno dei principali modelli di business di economia circolare”.
Enrica Danese, responsabile Institutional communication, sustainability & sponsorship di Tim, si è concentrata sull’impegno dell’azienda, a partire da modelli meno energivori con impatti positivi sulla collettività: “Il digitale è uno strumento straordinario di abilitazione della sostenibilità sociale ed ambientale, la nostra tecnologia e i nostri servizi sono tutti orientati a questo”.
Ha preso la parola poi Luigi Massa, amministratore delegato di Tangenziale di Napoli: “Stiamo realizzando una delle prime stazioni in Italia autosufficienti da un punto di vista energetico. Bisogna tener conto della sostenibilità in termini sia di risparmi energetici che di produzione con le fonti alternative”.
A seguire è intervenuto Simone Gamberini, presidente di Coopfond: “Con il Bando Borghi abbiamo attivato cooperative che progettano insieme agli enti locali il futuro della comunità in 60 borghi italiani. Al centro dei nuovi progetti c'è anche la realizzazione di comunità energetiche”. Luigi Merlo, direttore dei rapporti istituzionali per l'Italia di Msc, è intervenuto su logistica e sostenibilità: “Stiamo investendo molto dal punto di vista tecnologico su navi che avranno diverse modalità. L’altro aspetto è l'intermodalità, il combinato mare-ferro aiuterà a ridurre le distanze e a consumare meno dando un contributo significativo all’ambiente”. Nicola Lanzetta, direttore Italia di Enel, ha ricordato che il gruppo ha fatto un investimento da 600 milioni di euro per realizzare a Catania la fabbrica di pannelli fotovoltaici più grande d'Europa: “Stiamo andando oltre la mera produzione dell'elettrico per far sì che questo Paese possa avere un ruolo anche nella filiera. Un altro aspetto per noi fondamentale è la formazione dei giovani”.
A Enrico Giovannini il compito di tirare le somme della prima giornata, non prima di aver presentato la mappa interattiva degli eventi del Festival, una novità di quest’anno per raccontare le iniziative in modo visivo: “Abbiamo sentito voci discordanti, come è giusto che fosse, perché non tutti hanno una visione comune degli strumenti. Il Festival serve a discutere di tutto questo. Il tempo della trasformazione è adesso”.
La seconda giornata di lavori (9 maggio), moderata dal giornalista Rai Riccardo Iacona, si è aperta con l’intervento del commissario Ue all’Economia Paolo Gentiloni che, in un videomessaggio, ha ricordato: “Negli ultimi anni l'Unione ha portato avanti una serie di iniziative per centrare gli Obiettivi dell'Agenda 2030, tra queste il Green deal europeo, la legge europea sul clima e il Piano d'azione per il pilastro europeo dei diritti sociali. L'Ue è stata anche in prima linea nei negoziati che hanno portato all'accordo internazionale sulla tassazione delle multinazionali”. “Dobbiamo continuare a lavorare”, ha aggiunto, “per rafforzare il multilateralismo, che rimane il modello migliore per affrontare i problemi globali, dalla crisi climatica alle epidemie alla sicurezza alimentare”. Nel corso dell’intervento, Gentiloni ha detto che “l'azione di ASviS è un invito ad alzare lo sguardo, a non perdere di vista l'orizzonte più lungo” e ha concluso dicendo che “i recenti accordi internazionali sulla tassazione e sulla protezione degli oceani mi rendono fiducioso, la prossima Cop28 sarà un banco di prova”.
Giorgio Ventre, direttore scientifico della Apple developer academy alla Federico II di Napoli, ha raccontato l’esperienza di questa scuola all’avanguardia che nasce all’interno dell’area ex-Cirio di San Giovanni a Teduccio e forma i professionisti dell’innovazione.
La prima tavola rotonda, sul tema “Le città e le comunità locali: motori di trasformazione o di rallentamento?”, ha messo a confronto tre sindaci. Matteo Ricci, primo cittadino di Pesaro e presidente di Ali, si è soffermato sulla rete dei Comuni sostenibili, “un lavoro scientifico ma anche politico, perché se come Comune accetto di essere misurato in questa maniera faccio una grande azione di trasparenza”, portando l’esempio della bicipolitana di Pesaro, un itinerario riservato alle biciclette al servizio della comunità. Marco Bucci, sindaco di Genova, ha detto che “il Pnrr è un’occasione unica, che c'è stata forse per i nostri nonni ai tempi del piano Marshall ma con strategie e obiettivi diversi. Oggi abbiamo un'occasione incredibile per fare aumentare il Pil del Paese ma in modo sostenibile. A Genova ci stiamo occupando del ciclo dell'acqua in quanto città di mare. Stiamo facendo il treno da Genova a Milano in meno di un'ora non soltanto per i passeggeri ma soprattutto per l'uscita delle merci dal porto in maniera decarbonizzata”. Da Carlo Maria Salvemini, sindaco di Lecce, un invito all’unità: “La partita del Pnrr è troppo importante per pensare di non giocarla indossando la stessa divisa. Le amministrazioni comunali stanno rispondendo pienamente alle aspettative e ai compiti che le erano stati assegnati”.
Nel panel “Lo sviluppo sostenibile dei territori italiani in pratica: proposte e impegni concreti” la visione di manager pubblici e stakeholder. Claudio De Vincenti, presidente di Azzurra aeroporti, ha invitato ad “affrontare insieme il grande tema di come si realizza il Pnrr. Qui credo ci siano delle resistenze che vanno superate, sia a livello di amministrazioni centrali che regionali e locali. Ci sono posizioni di rendita a livello centrale, mentre a livello decentrato problemi sulla gestione delle risorse”.
Carlo Mochi Sismondi, presidente di Forum Pa, ha parlato delle criticità della pubblica amministrazione: “Vorrei dare quattro dati che poi approfondiremo nel Forum PA che comincia tra poco. Negli ultimi dieci anni abbiamo perso 213mila dipendenti pubblici. L'età media del pubblico impiego è di circa 51 anni e abbiamo due under 30 ogni 100 impiegati. Per la formazione spendevamo circa 300 milioni nel 2009 e adesso ne spendiamo 158. Inoltre, il mercato del lavoro è profondamente cambiato: il posto fisso non è più un mito per i giovani, ora vogliono un lavoro che dia un senso alla loro vita, vogliono avere la coscienza di essere all'interno di una missione Paese”.
Fabio Pompei, ceo di Deloitte Italia, ha sottolineato il valore dell’employer branding, ovvero la capacità delle organizzazioni di attrarre talenti: “Non conta solamente lo stipendio, ma va inserito in qualcosa di più grande in cui i giovani si sentano coinvolti pienamente. Un report che abbiamo recentemente distribuito, il Global Human trend, ci dice che a livello mondiale due ragazzi su tre ritengono prioritario scegliere l'azienda in funzione delle sue iniziative sociali”. E di fuga di talenti ha parlato Luca Paolazzi, direttore scientifico della Fondazione Nord Est: “In Italia prepariamo una quantità di giovani che poi se ne vanno: negli ultimi dieci anni è come se il Sud Italia avesse fatto uscire più di 50 miliardi di euro investiti in capitale umano, ne ha guadagnato un po’ il Nord ovest ma il Paese nel suo insieme ha perso 30 miliardi e questo è drammatico”. Rossella Fasola, public affairs manager di Randstad, ha acceso i fari sul mercato del lavoro, che “soffre di due problemi enormi: il primo è demografico, oggi alle nostre agenzie per il lavoro vengono richieste figure che non ci sono; ma c'è anche un problema qualitativo, perché le persone che troviamo non hanno le competenze rese necessarie dagli effetti di una digitalizzazione molto accelerata”.
Infine, Enrico Fusco, capo dei servizi di ingegneria di Invitalia, ha ricordato il tema del consumo di suolo – “figlio di quell’approccio alle politiche industriali dei primi del 900 che è antitetico all’approccio moderno allo sviluppo sostenibile” – e quello della rigenerazione di vaste aree del Paese, per il quale serve uno sforzo di programmazione degli interventi pubblici.
In un messaggio letto durante l’evento, la ministra del Turismo Daniela Santanché ha ricordato che “il turismo dipende in maniera preponderante e inscindibile dalla qualità dei nostri ecosistemi e dal tessuto sociale. Per questo dobbiamo fare in modo che impatti positivamente sull'ambiente, sulla cultura, sulla società, sull'economia, sulla comunità del luogo visitato. In una parola: che agisca per la tutela di pianeta e persone. Per il Giubileo 2025 intendiamo sviluppare un modello di turismo sostenibile da realizzare a Roma, ma che possa essere replicabile nel resto d’Italia”.
Nelle sue conclusioni Giovannini ha osservato come dall’evento sia emersa “una voglia di cambiamento molto forte, al di là della capacità di usare i fondi e della realizzabilità di alcuni progetti. Credo che il Pnrr abbia stimolato a livello centrale e locale una ricchezza di idee che non può essere sprecata: è una sfida affascinante”. Le due sessioni sono state trasmesse in diretta sui siti Ansa, Rai News, Quotidiano Nazionale e sulla pagina Facebook di Ansa, Rai per la sostenibilità Esg e Quotidiano Nazionale.
Rivedi la prima parte dell’evento
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di Andrea De Tommasi