Semplificare i messaggi, ma far capire la complessità: questa la grande sfida da affrontare per comunicare lo sviluppo sostenibile, arrivando efficacemente al grande pubblico. L’evento ASviS “Si fa presto a dire sostenibilità”.
Comunicare la sostenibilità è una sfida complessa, che va affrontata con nuovi strumenti e linguaggi. Serve andare oltre la cronaca, ma anche ingaggiare testimonial popolari in grado di trasmettere i messaggi importanti anche al pubblico non interessato. Questa la sintesi della riflessione emersa dall’evento ASviS “Si fa presto a dire sostenibilità. Nuove frontiere della comunicazione per lo sviluppo sostenibile”, tenutosi il 22 maggio presso il Salone del Libro di Torino, nell’ambito della quarta tappa del Festival dello Sviluppo Sostenibile.
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“È importante fornire informazioni e dati corretti sulla sostenibilità, ma è altrettanto importante esplorare nuovi linguaggi e codici comunicativi”, anche perché “senza la creatività non si arriva a toccare il cuore delle persone”. Con queste parole Ottavia Ortolani, responsabile progetti di comunicazione e advocacy dell’ASviS, ha introdotto l’incontro, nato per “stimolare una riflessione in tal senso per chi informa, scrive e divulga”, raccontando alcuni esempi di iniziative di comunicazione realizzate durante il Festival, dai podcast con la Rai alla nuova edizione di “Voci sul futuro”, dalla voce di Fabio Volo per lo spot realizzato dall’agenzia Bam alle collaborazioni con Elisa, Fiorello e il Piccolo Teatro di Milano.
Ha poi preso la parola Alberto Baracchini, sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri con delega all’informazione e all’editoria, che si è soffermato sulla responsabilità di media e politica nella narrazione di certe tematiche e sulla conseguente necessità di migliorarla. “Non dobbiamo considerarli più solo temi ambientali: lo sviluppo sostenibile e il tema del riscaldamento globale riguardano tutti e non ci possiamo più permettere di avere una conoscenza superficiale. Dobbiamo renderli giornalisticamente appetibili, ma senza fondarli sulla paura perché la paura prima o poi si spegne, invece bisogna costruire consapevolezza giorno per giorno”. E ha continuato: “Le istituzioni, la politica devono trasferire questa sensibilità in modo credibile e comunicare la necessità di cambiare alcune abitudini, come avvenne con l’avvento del web. Chi fa informazione deve farsi più domande, non basta citare gli accordi, deve cercare di dare alcune risposte. Deve crescere la qualità del giornalismo scientifico”.
A seguire Sarah Varetto, Evp communications, inclusion & bigger picture di Sky Italia, alla domanda posta dalla moderatrice Chiara Giallonardo (Rai) su quale strategia avesse adottato la sua compagnia nel cercare di intercettare quegli italiani che non conoscono l’Agenda 2030, ha raccontato l’impegno di Sky nel cercare di arrivare ai target più diversi inserendo ad esempio temi ambientali in apertura di programmi di intrattenimento molto conosciuti come X factor. Inoltre, ha parlato della produzione di serie televisive realizzate per la prima volta quest’anno a emissioni zero e in chiusura ha sottolineato: “Le media company hanno una responsabilità maggiore rispetto alle altre aziende (sulla sostenibilità, ndr) perché hanno il potere di coinvolgere le proprie audience, di ingaggiarle in modo da indurle all’azione”.
Lato Rai è intervenuto Roberto Natale, direttore di Rai per la sostenibilità – Esg, che partendo dal dato del sondaggio Ipsos-ASviS su quanti italiani conoscano l’Agenda 2030, ovvero solo il 42%, ha affermato: “Noi dobbiamo avere come ossessione quella di far calare quel 58% restante”. Ha ricordato come l’impegno dell’azienda sulla sostenibilità sia trasversale, citando alcuni esempi di programmi dedicati a queste tematiche, ma ha anche lanciato una sfida ambiziosa: “Nelle linee guida dei nuovi contratti di servizio (Stato-Rai, ndr) si parla di inserire dei misuratori: non sarebbe un bell’indicatore quello di far scendere quel 58% al 40?”.
Gianluca Comin, fondatore e presidente Comin & Partners, ha posto l’accento sulla necessità di spiegare ai cittadini “cosa può fare ciascuno nel proprio quotidiano rispetto a questi Obiettivi (dell’Agenda 2030, ndr). Possiamo farlo con i social, ma anche con mezzi tradizionali o con un contatto diretto”. E ha messo in guardia dal pericolo del greenwashing “che porta la gente a non credere più. Qui entra in gioco la misurazione. Il rischio di un marketing ingannevole, colorando di verde il bilancio, è molto alto e questo rischia di far fare passi indietro all’opinione pubblica. […] Dobbiamo avere dei criteri molto oggettivi”.
Dalia Castagnetti, responsabile coordinamento di Bam, parlando dello spot realizzato per il Festival, ha spiegato il senso del claim #accendiamoilfuturo: “Siamo partiti dall’idea di mettere al centro il concetto di futuro spostando per un momento l’attenzione dalla parola sostenibilità, perché il futuro riguarda tutti ed è sempre presente davanti a noi.” [..] Ci siamo immaginati degli antagonisti che cercano di distruggerlo un pezzo alla volta, ma l’eroina positiva è la sostenibilità”.
Poi è stato il turno di Riccardo Luna, direttore Green&Blue, la Repubblica: “In Italia oscilliamo tra negazionismo e panico. Nei giorni del “panico” eravamo di nuovo pronti a cambiare, per poi dimenticare tutto fino alla prossima emergenza, che sappiamo purtroppo arriverà”. E ha continuato: “Il rischio che corriamo è di parlarne tra di noi”, senza riuscire a far passare il messaggio al grande pubblico. Ha sottolineato poi il potere che potrebbe avere lo sport sull’opinione pubblica: “Se i campioni che seguiamo, come i capitani delle nostre squadre di calcio, diventassero testimonial dell’importanza di questa partita, noi potremmo convincere molto più persone che è necessario farlo ed è possibile farlo. Il cambiamento climatico è la più grande opportunità che abbiamo per cambiare il mondo”. E se lo sport va in quella direzione, “gli atleti saranno alfieri del contrasto cambiamento climatico”.
“Siamo alla vigilia di due appuntamenti elettorali che segneranno il futuro dello sviluppo sostenibile: quelli del Parlamento europeo e quelli presidenziali negli Stati Uniti. Il nostro ruolo di informatori è di rendere i cittadini più consapevoli di quello che è in gioco con lo sviluppo sostenibile, perché un cittadino ben informato migliora la qualità del dibattito e chiede a coloro che dovranno rappresentarli un impegno che vada più in quella direzione. Questa credo sia la sfida più importante”, ha affermato Alessio Falconio, direttore di Radio radicale.
All’incontro ha partecipato, in collegamento, anche Antonio Parenti, direttore della Rappresentanza Italia Commissione Ue, il quale ha spiegato come anche a livello europeo si riscontri una difficoltà di comunicazione nel dover dire ai cittadini che c’è bisogno di cambiamenti forti e radicali. “Bisogna partire dai giovani per fargli capire quali sono le differenze tra fake news e realtà”. Inoltre, ha sottolineato l’importanza del ruolo dei rappresentanti politici che devono avere il coraggio e la responsabilità di affrontare questi temi, per quanto difficili, con la gente e tra la gente.
in foto da sinistra: Chiara Giallonardo, Roberto Natale, Gianluca Comin, Dalia Castagnetti, Alessio Falconio, Sergio Vazzoler
Sergio Vazzoler, delegato alla comunicazione ambientale Ferpi, ha parlato del cosiddetto 18esimo Goal dell’Agenda, quello dedicato alla comunicazione, proposto da Global Alliance. “La complessità va affrontata, pena una comunicazione non efficace e incapace di influire sui comportamenti”. “Questi temi – ha continuato – “sono di per sé contraddittori: le ricerche di mercato ci dicono della crescente sensibilità dei consumatori nelle scelte d’acquisto, ma come cittadini non siamo sempre coerenti”. Serve una comunicazione responsabile che entri nel merito delle questioni, “è per questo che abbiamo scelto di sostenere l’iniziativa di Global Alliance, per rendere la comunicazione un goal strategico che consenta di far vivere l’Agenda 2030.”
Nel secondo panel “Nuove narrative per lo sviluppo sostenibile”, moderato da Marco Frittella, giornalista Rai, ha preso la parola Stefania Farina, responsabile sostenibilità del Salone del Libro, che ha descritto come si è articolato in questi anni l’impegno del Salone per la sostenibilità: sia ospitando, come in questo caso, una tappa del Festival dello Sviluppo Sostenibile, sia attraverso piccole azioni come l’inserimento di fontanelle d’acqua o la collaborazione con l’azienda di trasporto locale per agevolare l’arrivo del pubblico. “L’Agenda è una mappa facilmente comprensibile, noi l’abbiamo adottata come la nostra bussola, sempre con il libro al centro per diffondere queste tematiche”.
Il secondo intervento è stato quello di Marco Armellino, presidente di AWorld: “Siamo una piattaforma che vuole guidare le persone verso uno stile di vita sostenibile incentivando i comportamenti virtuosi e misurando l’impatto dell’individuo”. Usare il gioco è un modo diverso e nuovo di ingaggiare le persone quindi “noi comunichiamo i temi di sostenibilità con lo storytelling, con dei quiz, ma anche con consigli concreti su come diminuire le proprie emissioni e poi le premiamo con punti. […] Tutto questo oggi interessa alle aziende avvedute che cercano di formare sia i propri dipendenti sia i propri clienti. Tanto le aziende dovranno fare la transizione e se non si portano dietro le persone avranno dei grossi problemi in futuro a spiegare tutto questo”. Muovere consapevolezza, misurare l’impegno e comunicare indicatori alle aziende è tra gli obiettivi focali di AWorld.
A seguire sono stati proiettati i video di Elisa e Fiorello, entrambi ambassador del Festival, che hanno deciso di mettere la loro popolarità al servizio della diffusione delle tematiche di sviluppo sostenibile.
in foto da sinistra: Marco Frittella, Stefania Farina, Salvatore Di Mari, Marco Armellino
Sui nuovi linguaggi comunicativi, Salvatore Di Mari, head of operations di TikTok Italia, ha raccontato l’esperienza della sua azienda: “TikTok è una piattaforma su cui c’è già un grande interesse sulla sostenibilità. Ad esempio, l’hashtag #climatechange ha raggiunto oltre tre miliardi di visualizzazioni. Noi contribuiamo a rendere l’attivismo una pratica quotidiana che possa parlare ai ragazzi con un linguaggio più reale, più quotidiano”. “E abbiamo dei testimonial che possono metterci la faccia”, ha aggiunto. “Sono persone percepite come autentiche perché comuni”. Per testimoniare l’impatto dell’app sulla vita reale, ha poi riportato l’esempio della community di Book-Tok che, pur prendendo forma online, sta portando tante persone alla lettura offline.
A parlare più approfonditamente di questo fenomeno è intervenuta una delle protagoniste della piattaforma, Sofia Pasotto, creator di TikTok: “Io cerco di comunicare la crisi climatica in modo semplice e comprensibile da chiunque per far capire che la crisi climatica può portare problemi ma anche opportunità. Io cerco di parlare soprattutto con i millennials e con la generazione Z, ma l’obiettivo è parlare con tutti di un tema che può sembrare noioso e avvilente”. Pasotto ha sottolineato l’importanza di far sentire tutti parte della soluzione, spiegando cosa può fare ciascuno nel proprio piccolo per cambiare il mondo, facendo maturare nelle community la consapevolezza che “solo uno sforzo condiviso e comunitario può salvarci.”
L’ultimo contributo è stato quello di Fulvio Rossi, autore de “La sfida inevitabile”: “Se parliamo della comunicazione dal mondo delle imprese verso i consumatori, lì nasce il problema della notiziabilità: perché far capire la sostenibilità d’impresa significherebbe parlare di produzione, di gestione dei rischi, quindi di temi noiosi”. Ed è lì che si innescano due derive: quella di un’iper semplificazione, che si riduce ad esempio a parlare della riduzione delle bottigliette di plastica, oppure quella verso il greenwashing. “Ci vorrebbero delle app che, con facilità, permettono al cittadino di confrontare l’impronta di carbonio dei prodotti, di semplificare il problema”. “Le aziende – ha sottolineato Rossi – hanno il grande potenziale anche di poter comunicare ai propri dipendenti, influenzando le loro scelte personali”.
Le conclusioni sono state affidate a Enrico Giovannini, direttore scientifico dell’ASviS: “È vero che la comunicazione sulla sostenibilità va semplificata, ma non troppo perché le scelte sono difficili e ci sono contrasti politici, economici, etc. Secondo elemento: interessare un pubblico ora non interessato è la sfida per eccellenza. Terzo punto: la domanda di futuro va orientata oggi. Infine, gli strumenti: vanno tutti utilizzati, ad esempio i libri, grazie anche alla collaborazione con gli editori, ma anche all’università dove questi temi rischiano di essere trattati settorialmente”.
di Elita Viola