Tappa di Torino: dialoghi su giustizia intergenerazionale, Ai, cultura e sanità
Per comunicare la sostenibilità servono idee nuove. Alfabetizzazione sanitaria, etica degli algoritmi, un istituto sul futuro, linguaggi innovativi. Ripartire da qui per arrivare a un pubblico sempre più ampio.
Comprendere le informazioni scientifiche e sanitarie (health literacy), costruire un solido valore condiviso di giustizia intergenerazionale, passare dalla “cultura del no” a quella del “fare sostenibile”, promuovere la regolamentazione dell’intelligenza artificiale, ma anche discutere di “etica degli algoritmi”, creare uno spazio pubblico per gli studi sul futuro, ricercare nuovi linguaggi per comunicare la sostenibilità. Questi e altri i temi affrontati durante la tappa torinese della settima edizione del Festival dello Sviluppo Sostenibile, presso il Salone del Libro, dedicata ai temi culturali. Numerosi gli spunti raccolti durante gli eventi, orientati alla diffusione delle pratiche sostenibili verso un pubblico sempre più ampio, attraverso strumenti diversificati – da quelli governativi alle produzioni televisive e cinematografiche.
Di seguito, proponiamo in sintesi alcuni messaggi chiave emersi nel corso della tappa di Torino.
Conoscere fa bene: il ruolo dell’health literacy nella promozione della salute (18 maggio)
Per prendere decisioni consapevoli in materia di salute e benessere è fondamentale che le persone abbiano gli strumenti conoscitivi e culturali adeguati a comprendere in maniera appropriata le informazioni sanitarie e scientifiche: questo il messaggio che è fuoriuscito dal primo evento della Tappa di Torino, organizzato dal Gruppo di lavoro sul Goal 3 “Salute e benessere”. Per raggiungere questo obiettivo bisogna diffondere nella società un adeguato livello di health literacy (alfabetizzazione sanitaria), promuovendo a livello individuale e collettivo la capacità di essere protagonisti attivi dei processi di prevenzione, trattamento e riabilitazione e di interagire in maniera sinergica e consapevole con gli operatori sanitari. “Scarse competenze di health literacy sono associate a scelte meno salutari, comportamenti a rischio e a un numero elevato di ricoveri ospedalieri, che assorbono in modo significativo le risorse umane ed economiche del servizio sanitario”, ha sottolineato Orazio Schillaci, ministro della Salute. “Il livello di alfabetizzazione sanitaria nella popolazione contribuisce a colmare il gap delle disuguaglianze in salute e per questo il ministero della Salute è impegnato nel suo accrescimento attraverso tutte le azioni che concorrono a favorire l’empowerment dei cittadini”. In Italia, dove il 58% della popolazione presenta livelli insufficienti di health literacy, bisogna ripartire dalle scuole, da un buon uso della tecnologia e da una comunicazione autorevole e comprensibile.
Etica al futuro: generazioni, solidarietà, giustizia (18 maggio)
La sostenibilità è l’etica della giustizia intergenerazionale, dove nessuno deve rimanere indietro, soprattutto chi vivrà il mondo nel futuro. Ma per realizzare questo nuovo legame sociale è necessario costruire valori, che ancora non sono condivisi da tutta la società. Nel secondo evento della tappa di Torino si è discusso di rapporti intergenerazionali, ma soprattutto di riforma della Carta costituzionale, modificata nei suoi principi fondamentali anche grazie al lavoro dell’ASviS, che ha fortemente voluto l’inserimento del concetto di giustizia intergenerazionale. “Questo cambiamento ha un valore etico perché va al di là delle scelte di questo o di quel governo pro tempo”, ha commentato Enrico Giovannini, direttore scientifico dell’ASviS. “È un cambiamento che dovrebbe essere patrimonio comune di tutti, non solo di tutte le forze politiche ma anche di tutte le italiane e di tutti gli italiani”.
Attraverso lo specchio tra sviluppo sostenibile e cultura (19 maggio)
Combattere la “cultura del no” che soffoca il Paese, da sostituire con quella del “fare sostenibile”: da qui si deve ripartire per un reale cambiamento culturale, più inclusivo e sistemico, grazie all’impegno delle associazioni culturali e dei musei, a nuove modalità di comunicazione, a sinergie pubblico-privato e alla responsabilità sociale delle imprese. “Abbiamo molto sole ma lo sfruttiamo poco, potremmo installare altri 80mila megawatt ma per questioni di procedure, della politica del non fare, non riusciamo”, ha commentato Luca Dal Fabbro, presidente di Iren. “Possiamo sviluppare anche altri dieci miliardi di metri cubi di gas aiutando gli agricoltori a trattare i rifiuti”. Michele Lanzinger, direttore del Muse e presidente di Icom Italia, ha aggiunto che “i musei oggi non sono solo luoghi di archivio, ma grandi macchine di elaborazione del presente per pensare al futuro. I musei si affermano con valori e missioni in cui il tema della sostenibilità è richiamato esplicitamente, nella componente ambientale ma anche in quella sociale”.
Diritti, etica e governance dell’intelligenza artificiale: scenari e proposte per un futuro sostenibile (19 maggio)
“La rivoluzione digitale è soprattutto una rivoluzione cognitiva”. Queste le parole di Marcella Mallen, presidente dell’ASviS, in apertura dell’incontro organizzato dal Gruppo di lavoro sul Goal 16 “Pace, giustizia e istituzioni solide”, FUTURAnetwork, il Cortile dei gentili e il Centro interdipartimentale per l’etica e l’integrità nella ricerca (Cid ethics). L’evento si è concentrato sui pro e contro dell’evoluzione (e regolamentazione) dell’intelligenza artificiale che, sempre per Mallen, deve “restare al servizio dell’essere umano, migliorare la qualità della vita e tracciare un futuro sostenibile”. Ma si è discusso anche di algoretica – l’etica in base alla quale “non si danno in pasto alle macchine tutti i dati, ma solo quelli puliti”, secondo Stefano Zamagni, professore emerito di Economia politica, presidente della Pontificia Accademia delle scienze sociali. Infine, si è discusso della creazione di uno “spazio pubblico” per parlare di futuro e per diffondere a livello nazionale il tema dei future studies, e della necessità di una regolazione mondiale del progresso dell’intelligenza artificiale.
Si fa presto a dire sostenibilità. Nuove frontiere della comunicazione per lo sviluppo sostenibile (22 maggio)
Per rendere sempre più desiderabile un modello di sviluppo giusto e sostenibile occorre avere il coraggio di sperimentare nuovi codici e linguaggi, coinvolgendo in maniera sinergica i mondi della comunicazione e dell’informazione, dell’arte e della cultura. Il cinema, il teatro, la musica, l’editoria, le aziende e tutti i media svolgono un ruolo fondamentale per semplificare i messaggi con l’obiettivo di far capire la complessità, utilizzare la creatività per toccare il cuore delle persone, arrivando così a far conoscere la sostenibilità a fasce sempre più ampie della popolazione. “Istituzioni, media e cittadini devono imparare a pensare ‘sostenibile’ e a collaborare a un cambio di passo nell’economia e nella vita sociale” ha detto Alberto Barachini, sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri con delega all’informazione e all’editoria. “Siamo di fronte a un cambiamento epocale delle regole del gioco economico e dei comportamenti sociali paragonabile solo all’avvento del web. In quella fase siamo stati costretti a imparare un nuovo linguaggio e una nuova grammatica della nostra vita comune. Oggi dobbiamo fare altrettanto”. Per questo obiettivo, servono “esempi virtuosi di comportamenti sostenibili anche nelle produzioni televisive e cinematografiche” e una maggiore “qualità del giornalismo scientifico”, che deve rendere i temi della sostenibilità “appetibili, ma senza fondarli sulla paura, perché la paura prima o poi si spegne, invece bisogna costruire consapevolezza giorno per giorno”.
di Flavio Natale